CENNI STORICI SULLA STRUTTURA ED ORGANIZZAZIONE FORESTALE IN PROVINCIA DI TRENTO
Un po' di storia per arrivare al recente nuovo Regolamento di organizzazione
di Emilio Brotto
(Intervento costruito sulla base del materiale raccolto per la tesi di laurea "Le organizzazioni nello Stato" - vedasi anche l'omonima pubblicazione della Provincia autonoma di Trento - anno 2008)
Esiste da sempre un forte legame che la gente trentina ha avuto con il proprio territorio ed in particolare con il bosco, un tempo per motivi di chiara dipendenza economica, in epoca più recente per altri prevalenti motivi, tra cui la salvaguardia del territorio, fermo restando tuttora l'importanza del fattore economico, come dimostra anche l'intervento sul mercato del legname.
Il motivo significativo di una così favorevole situazione va ricercato nell'originale situazione patrimoniale dei boschi trentini, prevalentemente di proprietà pubblica o di uso collettivo.
Su questi boschi l'Amministrazione forestale di ogni tempo ha sempre potuto lavorare.
Questo fornisce la principale chiave di lettura dell'evoluzione del settore e dell'organizzazione forestale nel tempo.
Fu infatti sempre vivace in Trentino il dibattito sulla corretta conservazione e sull’utilità economico-culturale della foresta e del territorio, accompagnato dall’esigenza di intervento dell’autorità pubblica.
La storia remota si confonde quasi con la leggenda, ma due date confermano come questa attenzione esistesse già da diversi secoli: - l'istituzione nel 1559, a Cavalese, dell'Ufficio del Dazio del legname da esportare; - la costruzione nel 1537, sotto il Principato di Bernardo Clesio, sul Torrente Fersina, alle porte di Trento, della prima briglia di trattenuta.
Lo stesso salter dei boschi (ossia il custode forestale) delle antiche comunità rivali prefigura la necessità di destinare delle persone unicamente alla gestione e sorveglianza delle foreste (ma ben prima del sedicesimo secolo, comunque, nelle vallate ci sono dei rappresentanti dell’autorità forestale centrale con l’incarico di vigilare sullo sfruttamento dei boschi).
Alla radicata e secolare disciplina di autocontrollo delle comunità e ai regolamenti, generali e particolari, emanati dalle varie autorità (principesca, tirolese, imperiale e veneziana, nei territori occupati tra i secoli XV e XVI), seguirono, nel 1810, i proclami dei governi napoleonici. In particolare, in quell’anno il Consigliere di Stato Agucchi, Prefetto del Dipartimento dell’Alto Adige compreso nel Regno italico, istituito da Napoleone I, emanò a Trento un Proclama in cui si dettavano disposizioni concernenti il buon governo dei boschi: l’importanza di tale provvedimento si riconosce nella mobilitazione statale per la vigilanza, poiché a supporto dei Guardaboschi reali e dei Guardiani dei boschi, venivano chiamati i Comuni, la Guardia nazionale, la Reale gendarmeria e la Forza armata della Guardia di finanza.
La Restaurazione riprese quelle norme e le perfezionò, tanto che il 24 dicembre 1839 fu pubblicata la Circolare concernente la prescrizione di regolamenti provvisori relativi alla Polizia forestale per Tirolo e Vorarlberg, a firma del Consigliere aulico Roberto, Barone di Benz e del Consigliere di Governo, Giuseppe Danler.
Ma è comunque con l'Ordinamento forestale austriaco che, soprattutto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, che si definisce in Trentino in maniera assai minuziosa la struttura organizzativa dell'Amministrazione forestale.
In particolare, l’intera materia fu riordinata e ammodernata dalla Patente imperiale del 3 dicembre 1852, con cui si giungeva alla razionale, severa ed efficace legge dell’Impero austriaco, detta “Legge forestale d’Impero”. Tale legge rimase uno dei fondamenti europei del buon governo dei boschi e non solo sotto il profilo economico, ma anche sotto quello sociale e di protezione. La Legge fu progressivamente aggiornata con norme esecutive, che nel complesso formavano una sorta di almanacco giuridico applicato a salvaguardia del territorio.
Dal punto di vista organizzativo, accanto alla ripartizione territoriale dell’Autorità amministrativa (la Luogotenenza che coordinava i vari Capitanati distrettuali), operavano gli organi tecnici addetti all’amministrazione e controllo delle foreste dello Stato e dei beni demaniali. Il personale tecnico era costituito da tecnici forestali distrettuali, addetti alla sorveglianza forestale e custodi forestali. Anche le sistemazioni dei torrenti vennero affidate ad un Ufficio per le sistemazioni idraulico-forestali, dapprima con sede a Bressanone e poi, dal 1905, con il nome di «Espositura per le sistemazioni dei torrenti», con sede a Trento. Tale organizzazione, pur con i cambiamenti intervenuti, sostanzialmente è stata confermata anche nei tempi più recenti.
In base alla Legge precitata, il personale forestale doveva prestare giuramento innanzi l’autorità politica, essere armato e provvisto di apposito distintivo, che per il Tirolo era uno scudo di ottone con l’aquila imperiale e tirolese in rilievo, sormontata da una corona e contornata di un fregio di foglie di quercia. Oltre alle guardie forestali erano previste le guardie della coltura del suolo. Novità molto importante fu l’istituzione delle Sessioni forestali.
In tale contesto di rinnovamento culturale e nell’intento di proteggere i boschi e rimboschire le superfici che erano state eccessivamente spogliate, si moltiplicarono le iniziative (tecniche, educative, divulgative, ecc.) per una conservazione ragionata della foresta. Nel 1871, ad esempio, il Conte Thun auspicava con fermezza l’«applicazione dell’arte forestale nella difesa dei suoli».
Conclusa la prima guerra mondiale, che causò gravi danni alla superficie forestale, le spinte risorgimentali-irredentiste che si svilupparono in Italia durante il corso del XIX secolo sfociarono nell’annessione della Regione al Regno d’Italia, con il Trattato di Saint Germain del 1919; l’annessione sancì lo smembramento dell’antica Contea tirolese e l’accorpamento di popolazioni di lingua tedesca all’Italia.
Fino al 1919, quindi, il Trentino-Alto Adige fu parte integrante della contea del Tirolo (cui era stato annesso nel 1363) e quindi dell’Impero Austro-Ungarico.
Per quanto riguarda l’organizzazione forestale, non si ebbero sostanziali mutamenti con il passaggio all’Italia. Accanto alle tendenze dell’ordinamento italiano, prevalentemente rivolte al controllo dell’operato in campo forestale, furono mantenute quelle dell’ordinamento austriaco, prevalentemente rivolte, invece, alla gestione del bosco e del territorio.
Il subentrato governo fascista perseguì una politica di assimilazione della minoranza di lingua tedesca e ladina ed una progressiva italianizzazione dell’intera regione ex-tirolese. Il governo dei boschi e la cultura forestale furono regolati dalla legislazione fascista e si registrò un periodo di incertezze e di disorientamento, conseguente ad un improvviso e drastico cambiamento di stile e metodo di gestione e tutela del bosco. L’organizzazione fu affidata alla Milizia Nazionale Forestale, il cui compito principale era quello di applicare il R.D. n. 3267/23, cioè sorvegliare la pesca, i Regi tratturi, amministrare il patrimonio forestale dello Stato e far applicare il vincolo idrogeologico. Particolare attenzione nella Regione venne prestata alla sistemazione dei bacini montani, soggetta all’Amministrazione forestale ai sensi dell’art. 56 del R.D. n. 3267/1923, perfezionando e continuando l’opera iniziata sotto l’Amministrazione austriaca nel 1883, dopo l’alluvione dell’anno precedente.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale ed anche a seguito a manifestazioni popolari che reclamavano il distacco della regione dall’Italia, al Trentino-Alto Adige venne formalmente e costituzionalmente riconosciuta un’autonomia speciale, che trova il suo fondamento nell’accordo firmato il 5 settembre 1946 a Parigi, dai Ministri degli Esteri di Italia e Austria, Alcide Degasperi e Karl Gruber.
Il primo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige è emanato con L.Cost. del 26 febbraio 1948.
Lo statuto prevede l’istituzione delle due Province di Trento e Bolzano, facenti capo alla Regione (schema cd. tripolare), a cui sono assegnate ampie competenze amministrative e legislative, tra cui quelle in materia di foreste, caccia, pesca, apicoltura, parchi, protezione della flora e della fauna (art. 4, commi 9-10). Le successive norme di attuazione (D.P.R. 30 giugno 1951, n. 574 - Norme di attuazione dello Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), comportarono il trasferimento, dal Ministero dell’Agricoltura e delle foreste alla Regione, degli Ispettorati ripartimentali forestali, dell’Ufficio tecnico-forestale per la sistemazione dei torrenti, degli Uffici di amministrazione delle foreste demaniali, del Consorzio obbligatorio per la tutela della pesca e dei Comitati caccia delle due province.
In Regione è istituito il «ruolo tecnico delle foreste», comprendente la «carriera direttiva» e il «ruolo speciale dei sottufficiali e guardie forestali», che è prevalentemente composto da personale in comando dal Corpo forestale dello Stato. Per tale personale, con L.R. 26 aprile 1972, n. 10 (Modifiche ed integrazioni alle norme sullo stato giuridico e sul trattamento economico del personale), viene prevista la possibilità di transito, a domanda, nel corrispondente ruolo regionale (artt. 40 e 41). Le dotazioni organiche previste al 1972 sono di 300 unità: 60 funzionari e 240 sottufficiali e guardie forestali.
L’attuazione dell’autonomia incontrò, tuttavia, notevoli difficoltà. A seguito di nuove trattative tra Italia e Austria, rese necessarie dall’insoddisfazione del gruppo tedesco (culminata nel terrorismo del BAS), fu siglato il cosiddetto «Pacchetto di misure a favore delle popolazioni altoatesine» e nel 1972 entrò in vigore il nuovo Statuto regionale, approvato dal Parlamento italiano il 10 novembre 1971, che privilegia l’autonomia delle province.
Esso assegna infatti alle due Province di Trento e di Bolzano un vasto numero di competenze legislative detenute fino ad allora dalla Regione, a cui se ne aggiunsero altre trasferite dallo Stato. Nel corso dei successivi vent’anni, ad opera delle commissioni paritetiche «stato-autonomie», istituite per predisporre le norme di attuazione dello Statuto, l’autonomia venne di fatto notevolmente ampliata assumendo, anche nello spirito regionalista che cominciava man mano a prendere piede in tutto il territorio nazionale, il respiro e la dimensione di autonomia territoriale.
Tra le materie di competenza delle due province, lo Statuto prevede la potestà di emanare norme legislative in armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con il rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali (tra i quali è compreso quello della tutela delle minoranze linguistiche locali), nonché delle norme fondamentali delle riforme economico-sociali della Repubblica, nelle seguenti materie: «1) ordinamento degli uffici provinciali e del personale ad essi addetto», «15) caccia e pesca», «16) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna», «21) agricoltura, foreste e corpo forestale» (art. 8 D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 - Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige) e, nei limiti anzidetti e dei principi stabiliti dalle leggi dello Stato, «1) polizia locale urbana e rurale» (art. 9 D.P.R. cit.).
Con il D.P.R. 22 marzo 1974, n. 279 (Norme di attuazione dello statuto speciale per la Regione Trentino-Alto Adige in materia di minime proprietà colturali, caccia e pesca, agricoltura e foreste) è prevista la possibilità di attribuzione della qualifica di agente di pubblica sicurezza al personale della carriera direttiva e di concetto del ruolo organico delle foreste e al personale del ruolo organico speciale dei sottufficiali e guardie forestali delle due Province.
Con l'art. 52 della L.P. 5 novembre 1977, n. 31 (Norme concernenti il personale della Regione Trentino-Alto Adige e della soppressa Opera Nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (O.N.M.I.) trasferito alla Provincia Autonoma di Trento e modifiche al vigente ordinamento del personale provinciale), la Provincia autonoma di Trento istituisce, parallelemente a quella di Bolzano, i propri ruoli, tra cui quello tecnico delle foreste e quello speciale dei sottufficiali e guardie forestali: il personale regionale appartenente a questi è trasferito nel corrispondente ruolo provinciale.
Nel 1992 la Provincia autonoma di Trento bandisce il primo concorso pubblico per l'arruolamento di guardie forestali.
Con la L.P. 3 aprile 1997, n. 7 la Provincia autonoma di Trento istituisce il Corpo forestale provinciale (art. 67), demandando alla Giunta provinciale il compito di definire, con regolamento di organizzazione, funzioni, composizione e modalità di accesso, nonché di ridefinire con regolamento l’articolazione e le competenze dei servizi foreste, faunistico, parchi e foreste demaniali, azienda speciale di sistemazione montana e il dipartimento in cui detti servizi sono ricompresi. Con D.P.G.P. 17 aprile 2000, n. 5-23/Leg., è stato adottato il Regolamento concernente le funzioni, la composizione e le modalità di accesso al Corpo forestale provinciale ai sensi dell’art. 67 della L.P. n. 7/97, che con alcune modifiche ed integrazioni è rimasto in vigore fino al 16 settembre 2008. Il giorno successivo, infatti, è entrato in vigore il nuovo Regolamento.
I
|
|||